Maschere di carta – Ep.3

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Maschere di carta – episodio 1

Maschere di carta – episodio 2

Il padre di Jad Fantini, doveva la sua fortuna alle molle. Dopo aver fondato negli anni settanta la sua piccola officina meccanica, era riuscito ad accaparrarsi alcuni grandi clienti, grazie a doti interpersonali fuori dal comune. Quando uno di questi aveva proposto l’acquisizione dell’azienda, Fantini senior aveva rinunciato. Inizialmente pagò a caro prezzo quella scelta ma alla fine, fu talmente abile che gli venne prima riproposta l’acquisizione e infine offerta la compartecipazione in una nuova società, di cui le molle sarebbero il prodotto principale. L’alta specializzazione, l’ampia visione e quelle sue incredibili doti personali, avevano permesso a Fantini di far crescere l’azienda affinché diventasse una tra le prime in Italia. Pur stimandolo, Jad aveva preferito seguire una strada differente da quella del padre. A diciannove anni, dotato del suo stesso spirito, aveva fondato la sua prima azienda, nel campo dell’informatica. Era il 2004, quando si presentò da lui per fargli una proposta d’affari che riguardava la gestione dell’azienda di famiglia. Un rinnovo completo, l’ampliamento a nuovi settori, una prospettiva globale. Ma il giorno in cui comprò la sua prima Audi R8, Jad fu contattato dal più grosso cliente da cui dipendeva oltre metà del fatturato dell’azienda di famiglia. Avrebbe cambiato fornitore, perché era molto più conveniente acquistare le molle in Cina. Di lì a poco, l’azienda entrò in crisi, mentre contemporaneamente, anche le sue società informatiche non riuscendo più a stare al passo con lo scoppio della bolla di internet, crollarono. E poi c’erano le tasse italiane. Nel giro di pochi mesi, Jad fu ingoiato in un vortice. Fu in quel periodo che si trasferì a New York, dove sfruttò le doti da ammaliatore che aveva ereditato dal padre, per incantare benestanti e ingenui figli di papà, ai quali propose una truffa basata sullo schema Ponzi. La truffa venne però scoperta e fu semplicemente merito di uno straordinario avvocato penalista, se Jad evitò il carcere ed uscì pulito da quella storia. Quella donna era stata capace di ribaltare completamente la situazione e per poco non ottenne lui un risarcimento. A quel punto, la vera fortuna di Jad fu l’intuizione di trasferirsi a Dubai, dove in pochi anni, costituì una holding di aziende del settore meccanico. Nel 2012 rientrò in Italia, stabilendosi a Milano, perché voleva seguire da vicino i cantieri dell’Expo ed entrò in quei giri d’affari. Lubrificando i giusti ingranaggi, divenne fornitore di molti dei materiali necessari per i capannoni ma anche per le opere di ristrutturazione e le opere civili che si realizzarono a Milano in quegli anni.

Oggi Jad ha 43 anni ed è un uomo a cui piace ostentare. Mentre stappa il vino che ha comprato per l’occasione, ripensa a come aveva conosciuto Sarah, pochi giorni prima, in quel bar. Lei stava disegnando con una penna su un foglio di carta, lui la notò e chiese con cortesia al cameriere di servirle un altro giro di qualunque cosa avesse già ordinato.

Quando Sarah si vede servire un secondo Moscow Mule, ringrazia con un cenno impercettibile l’uomo indicatole dal cameriere. Beve un sorso e poi torna al suo disegno. Dopo qualche minuto, l’uomo si avvicina e chiede: “Cosa stai disegnando così concentrata? Se non è troppo scortese domandarlo”. 

Sarah lo studia con discreta attenzione. Camicia bianca con polsini immacolati e un abito blu di Armani. Ha un bel viso, somiglia vagamente all’attore Simon Baker, anche se gli occhi sono di colore più scuro. Gli offre un impercettibile cenno col capo e poi torna a disegnare.

Lui sorride e chiede: “Posso sedermi qui a guardarti? Mi farebbe piacere tenerti compagnia”.

Poi lui, all’improvviso, chiede: “Posso comprare il tuo disegno? Appena lo hai finito, s’intende”.

“Non è in vendita”.

“Tutto ha un prezzo”.

Sarah stringe la cannuccia tra le labbra e succhia lentamente alcuni sorsi del Moscow Mule. “E quanto saresti disposto a pagare, sentiamo?”.

L’uomo, con nuovo slancio dice: “Qualunque cifra mi chiederai”.

“Perché dovresti farlo?”.

“Perché io ottengo sempre ciò che voglio e adesso voglio questo disegno” guardandola dritto negli occhi “Allora” dice lentamente “qual è il tuo prezzo?”.

Sarah beve un altro sorso, poi guarda il suo schizzo. Un disegno assolutamente privo di valore, una bozza di una borsetta realizzata per passare il tempo, perché sta aspettando Simon con cui trascorrerà la serata. Studia con attenzione le poche linee tracciate sul foglio e poi, con la stessa attenzione, osserva gli occhi nocciola dell’uomo.

Decide di metterlo alla prova: “Quanto offri?”.

Jad, lentamente: “Te l’ho detto, sono pronto a soddisfare qualunque tua richiesta”.

“Allora proponi una cifra. Avanti, voglio vedere quanto sei fuori di testa”.

Jad ordina un calice di vino e dice: “Se proprio insisti” avvicinandosi “Ti offro mille euro”.

Sarah soppesa la proposta. “Sei davvero disposto a spendere mille euro per queste quattro righe disegnate su un tovagliolo?”.

“Te ne offro duemila”.

Sarah non si scompone. Sorridendo, chiede: “Ora tu mi spieghi perché…”.

“Te l’ho già detto… Io sono abituato ad ottenere tutto quello che voglio. Se una cosa la voglio, me la prendo. All’istante”.

Sarah sorride e dice: “Sei molto ricco?”.

“Incredibilmente”.

“E come hai detto di chiamarti?”.

“Non te l’ho detto”.

“Ah, sì, ok”.

“Mi chiamo Jad. Piacere”.

“E tu?”.

“Io… cosa?”.

“Come ti chiami?”.

“Grazie per il cocktail. Posso offrirtelo io il prossimo giro? Non vorrei mai pensassi che mi voglia approfittare di te…”.

“Tremila”.

“Cosa?”.

“Tremila euro”.

“Per questi scarabocchi? Non hanno alcun valore, lo sai, vero? Fammici pensare… Uhm, no e non perdere tempo, perché non te li venderei nemmeno al doppio”.

“Diecimila”.

“Aggiungo uno zero”.

“Centomila? E cosa credi di fartene dopo? Perché dovresti spendere tutti questi soldi”.

Jad, impassibile, lentamente: “Centocinquantamila euro”.

Sarah lo guarda negli occhi, sono inquietanti. Poi lui sorride e quell’espressione spaventosa scompare. Sarah torna quindi a concentrarsi sul disegno, che davvero non ha alcun valore per lei. Infine posa di nuovo gli occhi su di lui e dice: “La tua superbia è tale che non puoi cedere e sei disposto a rovinarti, pur di ottenere quello che vuoi?” scuote il capo “Comincio a credere che se ti chiedessi un milione di euro, tu saresti pronto a pagarlo”.

“Mettimi alla prova”.

Sarah finisce il suo cocktail, poi dice: “Sai che c’è? Se ti piace tanto questo disegno, te lo regalo. Dei tuoi soldi non me ne faccio nulla”.

Jad ride di gusto, reclinando il capo: “Hai vinto. Allora posso sapere il tuo nome?”.

“Quanto sei disposto a spendere?”.

Jad ride ancora, quando squilla il suo smartphone. Guarda lo schermo luminoso, poi dice: “Devo rispondere… scusa. Potrebbe essere una cosa lunga” portandosi il telefono all’orecchio, allontanandosi “Ti trovo io. Ciao”.

Maschere di carta – episodio 4

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