Una domenica pomeriggio del 2019, salii in macchina e
partii senza una meta precisa.
Guidai attraverso la pianura padana e gli
appennini, costeggiando il mar Ligure, oltrepassando il confine con la Francia,
sfrecciando attraverso la Costa Azzurra e raggiungendo la regione della
Camargue.
In piedi sulla punta di uno scoglio a Saint
Marie De Le Mer, mentre alcune barche dondolavano pigre su una distesa di
infinta libertà, osservavo uno dei più bei tramonti che la mia memoria ricordi.
Ripensavo alla vita.
Ero stato bambino negli anni ottanta,
trascorrendo i pomeriggi davanti ad un televisore a tubo catodico, giocando al
Commodore 64 e al GameGear e come tutti quelli della mia generazione, sono
passato dalle cabine telefoniche agli smartphone, dal modem 56k alla fibra
ottica, dalla chat di studenti.it e My Space a Facebook ed Instagram, vivendo da
protagonista uno dei più veloci ed intensi salti generazionali che la storia
ricordi.
Appassionato di motori, la prima volta che vidi
Schumacher su una Benetton nel 1993, decisi che sarei diventato un ingegnere.
Nel 2017, ero direttore di un’azienda meccanica con oltre 100 dipendenti.
Ho sempre pensato però che l’ingegneria
gestionale sia qualcosa che si estenda oltre i confini delle aziende
strutturate. Questo è stato anche il motivo che mi ha spinto ad aprire
B.Factory, un melting pot creativo che è stato fino al 2013, agenzia di
comunicazione, location per eventi e studio fotografico.
Si dice che la voce nasca dall’unione della
mente con il cuore. Dentro di me, questa unione prende forma e consistenza
attraverso la scrittura.
Il mio primo romanzo è stato “Il vento di New
York”, edito da Safarà editore, nel 2013. In piedi su quello scoglio, stavo
concependo il quinto.
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