Maschere di carta – Ep.7

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Maschere di carta – episodio 1

Maschere di carta – episodio 2

Maschere di carta – episodio 3

Maschere di carta – episodio 4

Maschere di carta – episodio 5

Maschere di carta – episodio 6

Jad Fantini indossa una maschera da ariete infernale e un completo di Armani color canna di fucile, con una camicia bianca. Le sue iniziali sono ricamate con precisione poco sotto il taschino. Gli occhi della maschera sono due diamanti blu, che gli mostrano il mondo attraverso un filtro colorato.

È accompagnato da Sarah, che indossa un abito bianco, una tela trasparente con ricami floreali, che si adagia con delicatezza e disinvoltura sulle curve del suo corpo. Le fascia il busto, restando aderente sino in vita, per poi allargarsi a sbuffo verso i piedi. Trasparenze che mozzano il fiato e spingono lo sguardo ad indugiare sui seni coperti solo da un piccolo fiore e sull’inguine, dove i ricami convergono e si assottigliano. Sotto lo sbuffo della gonna, protagonista la guepiere che, bene in vista, sorregge con eleganza le calze bianche in pizzo. La maschera di porcellana, anch’essa bianca, è decorata con una piccola farfalla nera all’altezza dell’occhio destro e lascia scoperta soltanto la bocca, trasformando il suo volto in quello di una bambola.

Jad e Sarah sono a questa festa in maschera, organizzata in una villa che si trova in campagna, a nord di Milano. Si arriva in una zona apparentemente disabitata, si prosegue lungo un viale e ad un certo punto si apre un grande piazzale, dove sono parcheggiate macchine costose. L’Audi R8 di Jad, quella con cui lui e Sarah sono arrivati, è una di queste. Ma Ryan ancora non può saperlo, mentre parcheggia la sua Mustang, proprio vicino a quell’auto. Indossa una maschera da fantasma dell’opera, per qualche motivo gli sembrava appropriata. Spegne il motore e accende lo smartphone, riguardando lo screenshot che aveva salvato dal profilo di Sarah di Facebook, quello con le indicazioni per l’evento. All’inizio non aveva capito, ed era rimasto a pensare al motivo per cui Sarah lo avesse bloccato (su Facebook), mentre Silvano in riunione continuava a parlare. E così, sperando di aver decifrato correttamente gli indizi di Sarah, si è presentato a questa festa esclusiva, a cui sembra si acceda solo tramite lista. Ryan si avvicina, guarda negli occhi la bellissima ragazza mulatta all’ingresso, che ha in mano un i-pad, sul quale scorre la lista degli invitati. Indossa una mascherina sottile che le copre gli occhi, regalandole al contempo un paio di sexy orecchie a punta da gatta. Ha una bocca incredibilmente carnosa, quasi ipnotica. La sua voce è voluttuosa, quando gli chiede: “Nome?”. Impercettibile, nel momento in cui Ryan non risponde subito, il movimento di uno dei due giganti di colore dietro di lei, che lo squadra. Non ha molte alternative Ryan, se non dare il suo nome, o al limite quello di Sarah. “Ryan Baldini”. Se la sua intuizione è giusta, Sarah avrà previsto un modo per farlo entrare, se è sbagliata, se ne tornerà indietro e dopo essersi tolto il costume il cui noleggio è costato circa 400 euro e andrà a bere qualche birra. Magari incontrerà una ragazza sola in un locale, che somiglia a questa gattina alla reception. La gattina invece sorride e dice: “Baldini… Baldini… Ryan? Eccola. Prego si accomodi” e gli sorride.

Ryan è seduto su una poltrona, sta sorseggiando spumante da un calice, guardandosi attorno. Musica chill-out, quasi tutte persone oltre i trentacinque anni, che trasudano ricchezza e una condizione economica elitaria. Odia questa gente.

Diverse volte, ha incrociato lo sguardo con una donna vestita di bianco, che indossa una maschera di porcellana, con sopra ricamata una farfalla. È sicuro che quelli siano gli occhi di Sarah. Ma non è andato a salutarla, perché lei sta con un altro uomo. Un uomo alto, che indossa una maschera nera ed inquietante ed un completo (di Armani). È certo che anche lei lo abbia riconosciuto e adesso spetta a lei fare la prima mossa.

Ryan sta sorseggiando lo spumante, ed osserva la gente. Il deejay ha una maschera antigas, sotto la quale scendono fino a metà delle spalle capelli lunghi e color argento. Indossa un costume di pelle che gli lascia scoperto buona parte del torace. Ha una serie di anelli  e numerosi bracciali e tatuaggi su entrambe le braccia. Agita la testa a ritmo di musica ma in un modo che difficilmente Ryan riesce ad associare alla canzone che sta suonando. Ryan si sente toccare una mano. Si volta e vede la ragazza con la maschera di porcellana. Dal profumo che indossa, ma anche dal suo buon odore, adesso Ryan ha la conferma che sia lei. Quando l’odore di una persona si fissa nel suo cervello, Ryan non lo dimentica più. Di solito accade con le persone che lo colpiscono, o con quelle estremamente sgradevoli.

Sarah quindi è qui, vicino a lui, gli sfiora la mano, la stringe, lo tira. Senza dire una parola, lo porta con sé sulla terrazza, all’ultimo piano. Hanno entrambi in mano due calici. Ryan si lascia trascinare, mentre Sarah lo porta in un angolo, poco illuminato, dietro una colonna. Qui, brindano, bevono, lei lo guarda poi scuote la testa incredula. Si avvicina. Gli posa una mano sull’esterno della coscia e poi risale, lentamente. Gli cinge la vita e lo avvicina a sé. Poi lo sbatte contro la colonna. Avvicina le labbra alle sue, le sfiora. Fa cadere a terra il bicchiere che si frantuma, gli posa una mano sul cavallo dei pantaloni.

Ryan allora le spinge una mano sulla spalla, costringendola ad inginocchiarsi. Il ginocchio di Sarah poggia sulle schegge di vetro del bicchiere rotto, conficcandosi nel tessuto dell’abito. Lei prova una piccola fitta, come una vibrazione, mentre la scheggia rovina leggermente i filati pregiati del vestito. Ansima, mentre la sua bocca è proprio all’altezza giusta per quello che desidera fare. Non c’è nessuno che possa vederli ma anche se ci fosse, non le interessa. Le piace il rischio, la eccita e vuole scoprire anche quanto Ryan sia pronto a rischiare. Pensare che quest’uomo così sexy e sicuro di sé sia scarafaggio, le procura un’eccitazione incontrollabile. Anche se volesse, adesso non potrebbe più fermarsi. Lentamente gli abbassa la lampo e lo afferra, prima delicatamente, poi con una presa sicura. Ryan deglutisce, si scola lo spumante, lascia cadere a terra il bicchiere mentre la mano sottile di Sarah si insinua nei suoi pantaloni, lui le accarezza la nuca e poi le stringe i capelli. È una stretta forte ma non le sta facendo male. Non ancora, almeno. Appena lei apre la bocca, lui le spinge con forza la testa verso di sé, premendo con la mano, fino a soffocarla, finché non la sente affaticata. Poi cominciano il gioco. È Ryan che comanda, tirandola per i capelli o premendole con forza la testa per dettare il ritmo, ma Sarah rimane comunque padrona del divertimento di lui, perché muove la lingua, le labbra, la bocca ed è lei che decide quanto farlo godere. È un gioco molto breve, per tacita volontà di entrambi, una sorta di sfida preliminare. Così Ryan si lascia andare completamente al piacere e poi lei gli richiude la zip, si ricompone, si asciuga un angolo della bocca con il dito e senza dire una parola.

Un ariete infernale sta assistendo la scena. La maschera che copre il volto di Jad è l’esatta manifestazione della rabbia che prova. Lui che non vuole cedere nulla di suo al prossimo, per cui il possesso è tutto ciò che conta, lui che crede di essere il migliore, ha visto la sua donna spompinare un altro uomo. Inspira ed espira, inspira ed espira, cerca di rimanere calmo, deve rimanere calmo, ma il sangue ribolle, gli occhi si socchiudono in fessure, un ringhio furioso gli sale gutturale e terrificante dalla gola.

In questo momento, Jad indossa una maschera di carta pronta a strapparsi e a rivelare la sua natura feroce, i suoi istinti animaleschi.

L’ariete, la bestia feroce, si avventa verso Ryan, pronto ad uccidere. Lo placca ed entrambi cadono sul pavimento, aggrovigliandosi in un grottesco intrico di corpi, vestiti e maschere. Ryan è ora a terra, immobile, Jad sopra di lui, lo sta colpendo con forza sferrandogli violenti pugni al volto. Lo ucciderà, a meno che non avvenga qualcosa e quello che accade, è un colpo sordo che Jad riceve contro la nuca. Un oggetto molto duro, scagliato con forza, lo colpisce e gli fa perdere i sensi.

Ryan si mette a sedere, tossisce e poi guarda di fronte a sé e vede Sarah con in mano un portavaso in marmo, la cui estremità è sporca di sangue.

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