
04 Dic Maschere di carta – Ep.10
Hai già letto le puntate precedenti?
Ryan era convinto che i rifiuti di Sarah alle superiori e l’amore provato per quella ragazza che considerava una Dea e che gli aveva invece attribuito l’ignobile soprannome di “Scaragaggio”, avessero fortemente influenzato la sua personalità. Tutto ciò che aveva costruito nella vita infatti era stato una reazione, con cui aveva trasformato quella delusione e quella sofferenza in cinismo. E adesso, di fronte alla donna che aveva dato vita a tutto ciò, non si stupiva che la sua maschera stesse crollando. In fondo, era solo una maschera di carta. Quando entrò in casa di Sarah, Ryan si rese conto che era esattamente come la immaginava. Grande ed arredata con gusto. Era come se ognuno dei costosi e modernissimi elementi di arredo raccontasse una storia e tutto parlava di lei, dal tavolo trasparente sorretto da una struttura in inox che somigliava ad uno shangai, alla libreria che sembrava riprendere un quadro di Mondrian. Lei era seduta sul divano, gambe accavallate, uno spacco del lungo vestito nero che mostrava l’intera lunghezza della gamba, un ampio calice contenente un denso vino rosso sangue. Sul tavolino davanti a lei, la bottiglia, un altro calice pieno, un’abbondante porzione di sushi.
Un’ora dopo, la bottiglia era vuota e nel piatto erano rimasti soltanto un nighiri di salmone e caviale ed un paio di huramaki di polpo. Ryan e Sarah erano molto vicini, le ginocchia quasi si sfioravano. Lei stava ridendo maliziosa mentre lui si lasciava andare agli aneddoti della sua vita a New York con una spigliatezza che non gli era consona. Si sentiva stranamente a suo agio e, per questo, debole e in pericolo. Per tutto il tempo avevano evitato di parlare di Jad, come se, per tacito assenso di entrambi, quanto accaduto quella notte non fosse mai esistito. Invece avevano affrontato temi intimi, confrontandosi sulle rispettive avventure da una notte e facendo crescere da parte di entrambi le aspettative nei confronti dell’altro. Erano come due animali in fase di studio avvolti nell’erotica atmosfera di uno stallo apparente.
Ora i loro volti erano vicinissimi, a Ryan sarebbe bastato colmare quella breve distanza e si sarebbero congiunti in un bacio. Ma un tenero bacio è molto diverso e ben più pericoloso del sesso praticato per divertimento. Esitò e Sarah si allontanò, portando con sé anche la possibilità di quel bacio e facendogli tirare un sospiro di sollievo. Portò piatto e bicchieri nel lavello poi disse: “Andiamo di là? Ho il dock in cui puoi inserire il telefono, così puoi farmi ascoltare quella playlist di cui mi parlavi”.
Normalmente, Ryan avrebbe accolto l’invito con una disinvolta battuta maliziosa ma un impaccio che lui credeva di aver sepolto per sempre, stava riemergendo come un cadavere che sbuca dalla terra. E quel cadavere, con la sua mano, gli aveva afferrato la gola, rendendo la sua voce roca e sgraziata.
Ryan seguì Sarah in camera e seguì anche le sue istruzioni mentre lei gli mostrava il dock in cui inserire lo smartphone. Si sentiva goffo nei movimenti e provava l’irrefrenabile desiderio di parlare ad alta voce e molto velocemente per coprire l’imbarazzo che lo stava divorando.
“Tutto bene?”, chiese Sarah, afferrandolo per le spalle ed avvicinandosi pericolosamente con il viso al suo.
Desiderando non aver mai salutato Adele per correre da Sarah, Ryan rispose: “Sì, tutto bene”. Poi accadde che guardandola negli occhi, Ryan ritrovò improvvisamente la sua centratura e fu allora che colmò la distanza tra le loro labbra, prendendosi quel bacio che anelava da quando era un ragazzino brufoloso. Era certo che baciarla lo avrebbe trasportato in una spirale emotiva incontrollabile e invece non provò alcuna scarica elettrica, nessuna sensazione speciale. Anzi, improvvisamente, l’intera situazione gli stava dando noia, al punto che davvero non capiva come avesse potuto lasciare Adele per lei.
Fu uno shock per Sarah, scoprire le emozioni con cui il bacio di Ryan l’aveva fatta entrare in contatto. Fu come un viaggio che iniziava con una scarica elettrica, un dischiudersi di meraviglia che crescendo d’intensità si trasformava in stupore e piacere e poi incertezza e la paura di chi, provando qualcosa di nuovo, ne è spaventato. Fu come se sentimenti dormienti si fossero improvvisamente risvegliati mostrandole tutto ciò che fino a quel momento si era impedita di vedere. Di solito, solo le donne, con la loro sensibilità riuscivano a farle perdere la testa. Le donne erano creature superiori e la loro fica, la cosa più bella che la natura avesse creato. Gli uomini invece erano buoni solo per il piacere fisico. Lei adorava il piacere fisico ma oltre quello non aveva mai trovato nulla di più, in loro. Ryan invece, con un semplice bacio delicato, l’aveva proiettata in un mondo incantato e l’aveva trasformata in una principessa delle fiabe. Si odiò per quel pensiero, mentre il suo intero sistema di valori crollava, lasciando spazio soltanto al desiderio che Ryan la prendesse, consapevole che arrendersi a lui significava perdersi, innamorarsi e rinunciare per sempre ad essere la persona che era stata fino a quel momento.
Sarah disse: “Fermati, ti prego. Così… non va bene”.
“Cosa? Bè… in effetti… sono sincero, Sarah, anche io preferirei…”.
“Sì… credo sia meglio…”.
Pochi minuti dopo, Sarah aveva salutato Ryan e si stava versando vodka e succo d’arancia in un bicchiere. Bevve rapidamente e poi inviò una nota vocale a Simon: “Ho voglia di sesso. ORA!”.
115 comments
Or use one of these social networks