
19 Nov Maschere di carta – Ep.8
Hai già letto le puntate precedenti?
Maschere di carta – episodio 1
Maschere di carta – episodio 2
Maschere di carta – episodio 3
Maschere di carta – episodio 4
Maschere di carta – episodio 5
Maschere di carta – episodio 6
Maschere di carta – episodio 7
Dal diario di Sarah…
Dopo che Jad era svenuto, Ryan aveva pensato in fretta. Gli aveva sfilato la maschera per verificare la gravità della ferita e aveva realizzato un bendaggio di fortuna con il suo fazzoletto. Poi aveva fatto una cosa che non mi sarei mai aspettata, ovvero, dopo avergli rimesso la maschera, lo aveva scaraventato oltre il parapetto, contro le siepi. Infine, mi aveva detto: “Andiamo? Prima che qualcuno lo noti”.
Ryan aveva in macchina delle corde per pacchi con cui lo aveva legato e poi lo aveva seduto sul sedile posteriore.
“Perché fai tutto questo?” gli chiesi.
“Voglio essere sicuro che tu non corra pericoli”.
“Dove lo porterai?”.
Non ne aveva idea. All’inizio provò a dissimulare, ma riuscii a smascherarlo a riguardo, così dissi: “Conosco una persona che potrebbe aiutarci”. Per nulla al mondo mi sarei rivolta a lei ma non avevo alternative in quel momento. La contattai e lei ci diede precise istruzioni del luogo in cui avremmo dovuto portare Jad e di come avremmo dovuto prepararlo. Poi Ryan sarebbe dovuto andare via ed io avrei dovuto aspettarla.
Odore di stantio, vecchio, naftalina e disinfettante. Un piccolo armadio, una finestra coperta da un pesante tendaggio, moquette sul pavimento. L’arredamento di questa camera d’albergo dev’essere stato acquistato negli anni ottanta e mai più cambiato. Ma c’è un televisore a schermo piatto. L’unica luce è quella soffusa di un’abat jour.
Jad è stato legato con le corde da pacchi per i polsi, alla testiera del letto. È completamente nudo. Agita le braccia e scalcia, sotto la maschera da ariete infernale, un bavaglio gli consente solo sommessi mugolii.
C’è un enorme specchio in cui vede riflesso il proprio corpo, nudo e legato. Quell’uomo abituato a comandare, sta ora provando umiliazione. Si volta, per quanto le corde gli consentono e incrocia il mio sguardo. Paura e rabbia ma l’incredulità è l’espressione dominante. “Come siamo arrivati a questo?” sembra mi domandino i suoi occhi. “Come siamo arrivati a questo?”, io stessa mi sto domandando. Quando avevo detto a Ryan dove avremmo dovuto portare Jad ed il modo in cui avremmo dovuto legarlo, lui all’inizio si rifiutò.
“Hai soluzioni migliori?”, ribadii, “Oltretutto, ormai ho coinvolto anche lei”.
Litigammo anche quando insistetti per rimanere sola ad attenderla, ma quelle erano le condizioni che mi aveva imposto ed io non volevo contraddirla.
Avevo paura.
Si apre la porta della stanza. Un’ombra si affaccia oltre la soglia, vedo i suoi piedi, le sue gambe, il suo corpo, il suo viso. Una donna bellissima, fasciata in una catsuit in lattice nera che cammina sinuosa su vertiginosi tacchi a spillo.
Avanza verso di me, sento i battiti aumentare, la paura mi immobilizza completamente.
“Puoi andare ora”, dice.
Ciò che accade dopo è che lei si avvicna a Jad, si abbassa su di lui, accarezzandogli il corpo e respirando delicatamente sul volto mascherato e sul collo. Poi la mano scivolò, fino ad afferrargli il pene e, con tutta la pazienza che la situazione merita, se ne prende cura, fino a farlo riempire di vigore. E mentre quella mano continua con ciò in cui è maestra, estrae un coltello e ne mostra la lama a Jad. Mentre il piacere cresce, lui vede la lama muoversi e sparire dal proprio campo visivo, finché non ne sente l’inequivocabile freddo sul collo. Pochi secondi dopo, mentre raggiunge il suo ultimo orgasmo, la lama gli sottrae la vita, recidendola di netto.
Mentre il sangue ancora sgorga dalla ferita, lei pulisce la lama del coltello con la mano coperta di sperma e poi si lecca le dita.
Non ho idea di che fine abbia fatto il cadavere ma so che lei hai i suoi modi per risolvere queste situazioni.
Come faccio a conoscerla?
Questo lo racconto un’altra volta.
Perché è stata disposta a fare questo per me?
I miei soldi, ovviamente, quale altro motivo.
Perché in modo così macabro?
Chi la conosce come la conosco io, non si stupisce di nulla.
Sono stata la mandante dell’omicidio di Jad, questa cosa mi fa
sentire in colpa?
Lui era uno stronzo e credo che il mondo sia un posto migliore, ora che uno stronzo in meno lo calpesta.
5 giugno 2015,
Sarah
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